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"Every block of stone have a sculpture in the inside and the duty of the artist is to discover it", those are the words the famous sculptor Michelangelo in the XVI century wrote in his diary, probably admiring the work done on a white marble block. Maybe he was sculpting the Pieta or the David, but it doesn't really matter. Michelangelo want the future artists to know that the marble is a living material to be discovered on every hit of the chiesel and maybe it is itself a piece of art. Carrara marble is one of the most beloved materials by sculptors, but also by modern intern designers and expert of stonemasonry. 

“Ogni blocco di pietra ha una statua dentro di sé ed è compito dello scultore scoprirla”, così scriveva il celebre Michelangelo nel XVI secolo probabilmente riposando accanto a una delle sue celebri opere in marmo di Carrara. Che sia stata la “Pietà”, il “David” o una delle altre meravigliose sculture dell'autore non ha importanza. Michelangelo in questa frase ricorda agli artisti del futuro che il marmo non è solo un materiale plastico, ma è un materiale vivo. Lo stesso marmo nelle parole di Michelangelo sembra essere l'opera d'arte più grande. Il marmo di Carrara è di certo il materiale più amato dagli scultori classici, ma anche dai designer moderni e dai marmisti. Composto al 99,9% da calcio cristallizzato, il marmo di Carrara possiede una densità perlopiù regolare e una durezza piuttosto alta per il marmo di circa 4 Mohs. Il colore del marmo di Carrara è generalmente di un colore bianco leggermente tiepido con una marmorizzazione (strisce) unica per ogni blocco. Ma da dove viene estratto questo prezioso materiale e qual è la sua storia?

Il marmo di Carrara, originario del nord della Toscana, viene estratto da una sezione dell'Appennino Tosco-Emiliano, chiamato anche “Alpi Apuane”. Le montagne apuane sono di piuttosto recente formazione e il marmo ne è uno dei principali costituenti. Il calcio naturalmente presente fra le placche tettoniche, a causa della pressione generata dallo scontro delle placche continentali in tempi antichi causò la cristallizzazione del composto nella sua attuale forma marmorea. Il marmo è quindi per definizione una pietra metamorfica. I primi al mondo a utilizzare regolarmente il marmo come materiale lapideo per la scultura e per l'edilizia furono probabilmente i Greci. Nel Peloponneso il marmo è infatti un composto piuttosto diffuso e da millenni usato nell'arte locale. Lo stesso nome “marmo” deriva dal greco “marmara”, ovvero pietra o pietra che luccica. Il marmo greco, nell'antichità e ancora oggi molto apprezzato, è caratterizzato spesso da cristalli abbastanza grandi che rendono l'utilizzo scultoreo meno preciso. Altri materiali greci invece contengono sedimenti metallici che nel tempo ingialliscono il materiale e lo rendono una seconda scelta dell'uso edilizio. Un esempio classico di marmo che ingiallisce può essere ammirato ad Atene: il Partenone. La struttura architettonica antica ha oggi un color crema, mentre le parti ricostruite da materiali di più recente estrazione sono di un bianco limpido.

Il marmo di Carrara, o meglio, il marmo apuano, a differenza di quello greco non trova alcun esempio di utilizzo nel periodo preistorico. Se nelle nostre zone della lunigiana sono state rinvenute numerose sculture megalitiche in arenaria, le famose statue stele, il marmo apuano venne invece per la prima volta usato solo dalla cultura etrusca, che regnò sulla toscana prima di essere sottomessa dai romani. Gli archeologi hanno infatti recentemente scoperto nella Versilia diverse basi di colonne marmoree etrusche, chiamate anche “cippi”. La loro frequenza, paragonata ad altri artefatti scultorei etruschi è tuttavia molto limitata (i cippi servivano a segnalare un'area, come delle specie pali per indicare dove finisce un terreno e inizia un altro). Il marmo apuano fu per gli etruschi quasi sicuramente un materiale locale di poca importanza. Con l'espansione del regno dei latini, poi diventato impero romano, la zona delle alpi Apuane diventò improvvisamente un luogo strategico per l'estrazione di materiali lapidei. Così come era accaduto per la filosofia, l'architettura, la letteratura e l'arte militare, i romani impararono dai greci anche ad apprezzare il marmo bianco nell'edilizia e nella scultura. In epoca romana moltissimo marmo venne importato dai confini dell'impero e in particolare dalla Grecia, dalla Turchia e dalla Tunisia. Il marmo di queste regioni, importato per abbellire le case dei nobili romani, era un prodotto molto ricercato, ma dal prezzo decisamente alto. Il trasporto via nave incideva molto sul costo di vendita e proprio per questo motivo molti nobili romani iniziarono a interessarsi al più vicino marmo apuano. La città di Luni (ovvero della luna, forse per via del marmo), dalla quale venivano spediti i blocchi di marmo apuano per la capitale, divenne così ricca da essere scambiata dagli stranieri addirittura per la stessa Roma. Proprio in questo periodo nasceva la città di Carrara, il cui stesso nome significa molto probabilmente “cava”. Se da una parte molti fattori condussero l'impero alla crisi e al crollo, a Carrara l'estrazione del marmo continuò quasi senza interruzioni. Nei secoli passati Carrara si trovò parte di numerose repubbliche, come la repubblica di Pisa, di Firenze, di Lucca, il ducato di Milano.

Nel XV secolo Carrara venne conquistata dalla famiglia Malaspina, diventando finalmente il Ducato di Massa e Carrara fino al XIX secolo. In questo periodo numerosi personaggi hanno visitato la città, come il poeta Dante Alighieri, autore della Divina commedia, o Petrarca. Il personaggio certamente più famoso dell'arte rinascimentale legato a Carrara è ovviamente il maestro Michelangelo. Carrara continuò nei secoli a essere un importante centro d'arte grazie alla nascita dell'Accademia di Belle Arti, fondata nel 1769. Opere di artisti carrarini come Carlo Finelli, Pietro Fontana, Pietro Tenerani, Bernardo Raggi, Giovanni Tacca, Luigi Bienaimé, Benedetto Cacciatori, Carlo Chelli, Paolo Andrea Triscornia. Come importante centro di estrazione del marmo ovviamente molti scultori hanno lasciato a Carrara il loro segno, giusto per citarne uno, il celebre Canova. Il marmo, come visto in precedenza si affermò quindi contemporaneamente come materiale per la scultura, così come materiale lapideo edile. Il marmo di Carrara, sebbene usato dai Romani come materiale sostitutivo, oggi ha acquisito una grande fama proprio per la sua struttura e per il suo colore. Se il calcio, in tutte le sue forme pure è di un colore bianco puro, allo stesso modo il marmo di Carrara, essendo al 99.9% calcio cristallizzato, se ben curato, mantiene il suo colore pulito per secoli. Basta anche solo prendere per esempio il Duomo di Carrara, costruito nel XII secolo. La facciata, costruita da blocchi di numerose qualità di marmo bianco e grigio hanno mantenuto fino ad oggi il loro meraviglioso colore brillante.

Se nel medioevo e parte del rinascimento non esisteva ancora una divisione dei materiali precisa, oggi si utilizzano numerose definizioni per indicare la qualità dei materiali estratti. Fra le molte troviamo Statuario, Statuarietto, Calacatta (Borghini, vagli, gold etc.), arabescato, bardiglio imperiale, bardiglio nuvolato, fior di pesco, Bianco C, Bianco CD, Bianco P etc. Il marmo più apprezzato è generalmente quello dal fondo più pulito, ma ogni qualità necessita di esperienza per essere giudicata e apprezzata. La varietà più celebre di marmo di Carrara è senza dubbio lo Statuario che, come lo stesso nome suggerisce, si presta bene alla scultura. I blocchi di Statuario vengono estratti principalmente da una cava d'alta montagna che viene chiusa spesso sia d'inverno per la neve e d'estate per le temperature troppo elevate. La rarità del materiale e quindi anche il suo carattere stagionale influiscono quindi sul prezzo tanto che alcuni venditori non vendono i blocchi secondo il loro peso, ma sulla base dei metri cubi.

Il marmo di Carrara è piuttosto poroso e dopo il taglio necessita di diverse settimane per asciugarsi. Proprio per questo non se ne consiglia l'uso per esterni o per superfici a contatto con agenti macchianti. Un tragico esempio di uso scorretto del marmo di Carrara è legato alla costruzione dell'Amoco building di Chicago. Nel 1974 vennero acquistate migliaia di lastre per rivestire la facciata del grattacielo di più di 300 metri di altezza. Le lastre troppo fini si ruppero durante il montaggio e danneggiarono l'edificio in prossimità. Per la sua porosità è sconsigliato invece l'uso in regioni caratterizzate da rischio ghiaccio o grandi sbalzi di temperatura. Il marmo in genere, essendo composto da calcio, è sensibile a composti acidi, ma, proprio per la sua composizione, è anche il materiale preferito per il contatto con gli alimenti, essendo una pietra “pulita” e per questo viene spesso usato dai designer per i ripiani delle cucine. Per questo uso è importante che vengano utilizzati prodotti specifici per la pulizia. Allo stesso modo è importante che i marmisti utilizzino prodotti impregnanti adatti. L'impregnante, per allungare la vita del ripiano deve essere applicato regolarmente ogni tot anni a seconda delle indicazioni del prodotto.

Il marmo di Carrara come molte pietre naturali può contenere difetti di vario genere così come minerali che in alcuni casi accrescono il valore estetico della pietra. Due esempi classici possono essere i cristalli di pirite, considerati come un'aggiunta estetica molto diffusa nel Calacatta, o la mentuccia, una macchia verdastra originata da ossidi metallici presente come difetto in diverse varietà di marmi generalmente di alta qualità. Altri difetti generici possono essere fratture naturali, lucciche etc.

Molte delle tecniche di lavorazione a Carrara hanno subito profondi cambiamenti nel corso dei secoli. Il metodo utilizzato dai romani, ovvero con zeppe di legno bagnate inserite nelle incisioni del marmo per provocarne la frattura venne soppiantato nel XX secolo dall'uso della dinamite che, malgrado le esplosioni controllate, hanno creato numerosi danni ambientali e hanno provocato numerosi incidenti. Oggi l'estrazione è effettuata perlopiù con l'uso dei fili diamantati, ma la vita dei cavatori continua a essere piuttosto pericolosa.

A Carrara oggi sono attive più di 300 cave e più di mille aziende sopravvivono proprio grazie al marmo che da lavoro a migliaia di persone, fra cui cavatori, venditori, camionisti, imballatori e molti altri. Nelle città della provincia di Massa Carrara si scherza spesso che i Carrarini sono gente dura come il marmo e che con il marmo facciamo di tutto, ma in fondo il marmo è quello che ci rende quello che siamo, ci rende fieri.

MARMO DI CARRARA